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to, oggetto, oso anche dirlo, che tiene troppo intrinseca-
mente alla natura del governo perché non sia sempre fi-
no ai piú remoti secoli della pubblica felicità un campo
sterile, e solo coltivato qua e là da pochi saggi. Un
grand uomo, che illumina l umanità che lo perseguita,
ha fatto vedere in dettaglio quali sieno le principali mas-
sime di educazione veramente utile agli uomini, cioè
consistere meno in una sterile moltitudine di oggetti che
nella scelta e precisione di essi, nel sostituire gli originali
alle copie nei fenomeni sí morali che fisici che il caso o
l industria presenta ai novelli animi dei giovani, nello
spingere alla virtú per la facile strada del sentimento, e
nel deviarli dal male per la infallibile della necessità e
dell inconveniente, e non colla incerta del comando, che
non ottiene che una simulata e momentanea ubbidienza.
Letteratura italiana Einaudi 114
Cesare Beccaria - Dei delitti e delle pene
CAP. 46
DELLE GRAZIE
A misura che le pene divengono piú dolci, la clemen-
za ed il perdono diventano meno necessari. Felice la na-
zione nella quale sarebbero funesti! La clemenza dun-
que, quella virtú che è stata talvolta per un sovrano il
supplemento di tutt i doveri del trono, dovrebbe essere
esclusa in una perfetta legislazione dove le pene fossero
dolci ed il metodo di giudicare regolare e spedito. Que-
sta verità sembrerà dura a chi vive nel disordine del si-
stema criminale dove il perdono e le grazie sono neces-
sarie in proporzione dell assurdità delle leggi e
dell atrocità delle condanne. Quest è la piú bella prero-
gativa del trono, questo è il piú desiderabile attributo
della sovranità, e questa è la tacita disapprovazione che i
benefici dispensatori della pubblica felicità danno ad un
codice che con tutte le imperfezioni ha in suo favore il
pregiudizio dei secoli, il voluminoso ed imponente cor-
redo d infiniti commentatori, il grave apparato dell eter-
ne formalità e l adesione dei piú insinuanti e meno te-
muti semidotti. Ma si consideri che la clemenza è la
virtú del legislatore e non dell esecutor delle leggi; che
deve risplendere nel codice, non già nei giudizi partico-
lari; che il far vedere agli uomini che si possono perdo-
nare i delitti e che la pena non ne è la necessaria conse-
guenza è un fomentare la lusinga dell impunità, è un far
credere che, potendosi perdonare, le condanne non per-
donate siano piuttosto violenze della forza che emana-
zioni della giustizia. Che dirassi poi quando il principe
dona le grazie, cioè la pubblica sicurezza ad un partico-
lare, e che con un atto privato di non illuminata benefi-
cenza forma un pubblico decreto d impunità. Siano
dunque inesorabili le leggi, inesorabili gli esecutori di
esse nei casi particolari, ma sia dolce, indulgente, umano
Letteratura italiana Einaudi 115
Cesare Beccaria - Dei delitti e delle pene
il legislatore. Saggio architetto, faccia sorgere il suo edi-
ficio sulla base dell amor proprio, e l interesse generale
sia il risultato degl interessi di ciascuno, e non sarà co-
stretto con leggi parziali e con rimedi tumultuosi a sepa-
rare ad ogni momento il ben pubblico dal bene de par-
ticolari, e ad alzare il simulacro della salute pubblica sul
timore e sulla diffidenza. Profondo e sensibile filosofo,
lasci che gli uomini, che i suoi fratelli, godano in pace
quella piccola porzione di felicità che lo immenso siste-
ma, stabilito dalla prima Cagione, da quello che è, fa lo-
ro godere in quest angolo dell universo.
Letteratura italiana Einaudi 116
Cesare Beccaria - Dei delitti e delle pene
CAP. 47
CONCLUSIONE
Conchiudo con una riflessione, che la grandezza delle
pene dev essere relativa allo stato della nazione medesi-
ma. Piú forti e sensibili devono essere le impressioni su-
gli animi induriti di un popolo appena uscito dallo stato
selvaggio. Vi vuole il fulmine per abbattere un feroce
leone che si rivolta al colpo del fucile. Ma a misura che
gli animi si ammolliscono nello stato di società cresce la
sensibilità e, crescendo essa, deve scemarsi la forza della
pena, se costante vuol mantenersi la relazione tra l og-
getto e la sensazione.
Da quanto si è veduto finora può cavarsi un teorema
generale molto utile, ma poco conforme all uso, legisla-
tore il piú ordinario delle nazioni, cioè: perché ogni pena
non sia una violenza di uno o di molti contro un privato
cittadino, dev essere essenzialmente pubblica, pronta, ne-
cessaria, la minima delle possibili nelle date circostanze,
proporzionata a delitti, dettata dalle leggi.
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