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abbian via men acuti e puri i sensi.
Grave è l udire, e  l lor vedere ottuso,
e memoria non hanno, e non s imprime
nel senso interno imaginata imago, 160
né contezza è fra loro o per lungo uso
notizia alcuna: onde in sì rozza vita
la carne e  l ventre signoreggia e regna.
Ma ne terrestri imperatrice e donna
è l alma in guisa, che talor si crede 165
che di ragione e d immortale ingegno
ella abbia larga parte e ricca dote.
Interi sensi, e ne presenti oggetti
acuti sono, e del passato impressi
alti vestigi, e non dubbiose o  ncerte 170
son le memorie; e lor virtù non langue.
E con la voce non oscura i segni
sogliono dar di loro interni affetti.
E quinci in lieto o  n suon dolente e mesto
l allegrezza si mostra o  l duolo appare, 175
o di cibo il desio di fuor si scopre,
o rimbomba l amor ch entro gl infiamma,
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Letteratura italiana Einaudi
Torquato Tasso - Il mondo creato
e non può starsi in fero petto ascoso
sotto tenera lana, o, duro ed aspro
ispido vello: onde  l belar de l agne, 180
e  l nitrir e  l ringhiar son quasi note,
e  l latrar, l ulular in monte e  n bosco,
o pur lungo un corrente e chiaro fiume,
e  l muggire e  l ruggir d affetto interno.
Mille altri affetti ancor con mille voci 185
suol variando dimostrar natura.
Da l altra parte de gli ondosi regni
l errante abitator noia solo è muto,
ma immansueto, e da l usanza aborre
di nostra vita, e per lusinga o vezzo 190
mai non s avezza, e nulla apprende o prende
di nostra umanità. Ma schiva e fugge
d esser consorte a l animal che regna.
In questa guisa Dio creò ne l acque
corpi animati, e ne la terra ei volle 195
l alme crear da cui si regge il corpo.
Quinci il suo possessor fu noto al bue,
conobbe l asinel l umil presepio
del suo Signor, ma non conobbe il pesce
il nutritor. Tale entro l acque e tanto 200
fu lo stupor di tardo e grave senso.
Conobbe l asinel l usata voce,
e conobbe la via ch egli trapassa,
e fu duce talora a l uomo errante
ne l incerto sentier ond ei travia. 205
Né di più acuto udire o più sottile,
se  l ver si narra, altro animal terrestre
vantar si può sotto sì rozze membra.
Ma nel camelo portatore estrano
di gravi pesi e d african deforme, 210
è de l ingiurie alta memoria e salda,
ed ira grave al vendicar costante.
E, percosso talor, l ira profonda
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Letteratura italiana Einaudi
Torquato Tasso - Il mondo creato
lunga stagion riposta in sen riserba
pur come estinta, e la ripiglia a tempo, 215
rendendo il male e  l ricevuto oltraggio.
Udite voi, che di virtute in guisa
la memoria de l onte in voi, di sdegno
e d astio e di rancor nutrite occulta.
Udite il paragone, a cui sembianti 220
fate voi stessi, mentre l ire ascose
tenete pur, come faville ardenti
sotto ingannevol cenere sepolte,
che accendendosi poscia in secco legno
o  n arida esca, fiammeggiar repente 225
sogliono, e rinovare il foco estinto.
In cotal guisa l anima superba
fu ne bruti prodotta; e voi l essempio
seguite pur de le sdegnose belve.
Ma qual si fosse già nel primo parto 230
l alma vostra immortal, fia noto appresso;
or de l alma ferina a voi si parla.
L alma d animal fero è vita e sangue,
ma  l sangue in carne si condensa e cangia,
e la carne corrotta alfine in terra 235
pur si risolve: onde mortale è l alma
di feroce animale, anzi più tosto
un non so che di morto. Udite adunque
perch a la terra Iddio, produrre impose
l anima de viventi, e come segua 240
che l alma in sangue si trasmuti e volga,
e  l sangue in carne, e quella carne in terra.
E per le stesse vie si volge e riede
la terra in carne, e poi la carne in sangue,
e  l sangue in alma, onde ritrovi e vedi 245
che l anima de bruti è sangue e terra.
E non pensar che più del corpo antica
sia l alma fera onde rimanga in vita
poscia che  l suo mortale estinto giacque.
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Letteratura italiana Einaudi
Torquato Tasso - Il mondo creato
Ma riconosci le cangiate forme 250
e i variati giri, e fuggi intanto
degli ingegnosi le canore ciancie.
che starian meglio in lor silenzio occulte.
Non hanno questi pur rossore e scorno
di far che l alma, ond uom ragiona e  ntende, 255
sia quella stessa, onde latrando il cane
sen corse, e sibilando empio serpente.
E fingon se medesmi in varie forme
esser mutati; e non pur servi e regi
sotto vari sembianti e varie membra 260
esser già stati, ma vezzose donne,
o pur marini pesci o piante o sterpi.
E ciò scrivendo, più di pesce o tronco
si mostrar di ragione ignudi e d alma.
Ma fra tanti superbi e vari ingegni 265
non sorse alcuno in quella età vetusta,
che l anima stimasse o limo o terra.
Ma seguendo del moto o pur del senso,
incerti duci, le vestigia e i segni,
altri la credea spirto ed aer leve, 270
altri foco sottile e viva fiamma,
altri pur la stimò nativo umore,
altri vapor da quei fumante e misto:
terra nessun. Così la madre antica,
la terra dico, che produce e figlia 275
l alma de vivi, quasi inculto germe,
fu defraudata allor del propio onore
da que superbi e  n contrastar costanti,
e discordi fra lor ritrosi ingegni.
Ma noi rendiamo a la gran madre antica 280
l onor devuto del suo nobil parto,
e sua figlia chiamiam l alma spirante
di feroce animal. Or non ci caglia,
se nulla ora di novo o di vetusto
de le figure de la vasta terra 285
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Letteratura italiana Einaudi
Torquato Tasso - Il mondo creato
osiamo d affermar con certe prove,
quasi giudici giusti in tanta lite.
Perch altri vuol ch ella figura e forma
abbia di spera; altri la varia e finge
quasi un cilindro, e somigliante al disco. 290
Altri la fa, come sia cesta od aia,
vacua e cava nel mezzo, e d ogni parte
pur egualmente la polisce ed orna.
E quel che rapto, imaginando, al cielo
fu, come scrisse ne toscani carmi, 295
indi pur vide, o di veder gli parve,
la terra che ci fa tanto feroci,
quasi una bassa aiuola in vil sembianza,
ma pur in giro ei la circonda e forma.
Ed altri ancor ne le due estreme fasce 300
e ne l ampia di mezzo e larga zona
la privò d abitanti e nuda ed erma,
e con squallido aspetto orrida in vista
la ci dipinse; e  n alta neve e  n gelo
sepolte figurò le parti estreme. 305
E  l maggior cinto da le fiamme acceso,
sol due zone lasciò soggette al sole,
che mai per dritto non l infiamma e scalda,
in due grandi emisperi, e sempre avverso
fa con obliqui rai più dolci tempre. 310
E noi l una abitiam, che quinci e quindi
viviam ristretti in breve spazio angusto
dal gel perpetuo o da l ardor soverchio.
L altra sotto altro ciel barbare genti [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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