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fabricati infra l una volta e l altra. Raguardisi il dentro e
di fuori tritamente e giudicherassi architettura utile, di-
lettevole e perpetua e soluta e perfetta in ogni glorioso
e felicissimo secolo.
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[13] Ancora piú oltra dicendo pure intorno alle cose
magnifiche e pubriche, non veggiamo noi le vestigie e la
grandezza del Teatro, dove i giuochi insieme coÙlle rap-
presentazioni i nostri antichi nel gentilizio si facieno?
Certo di sí, e di circunferenzia amplissima. [14] Chi
questo vedere vuole raguardi i palagi de Peruzi per infi-
no a casa i Tolosini, distendendosi quasi infino alla piaza
di Santa Croce; sí che vedere si puote il suo diametro dal
Pozo all Anguillaia quasi infino alla piaza predetta dura-
re.
[15] Ancora similemente non apariscono i magnifichi
fondamenti dell aspettacolo dove i giuochi equestri fa-
censi, che ancora il luogo infino al presente dí si dice il
Guardingo? [16] Questo era di lungitudine da casa i
Sacchetti per infino a Sam-Piero Scheraggio: vegonsi le
muraglie e volte ancora dove è ogi il Palazo della Merca-
tantia, di mirabile spendio.
[17] Che diremo delle vestigie del Campidoglio, che
ancora tutto giorno si dimostrono mirabili fondamenti?
Che diremo de condotti oltra modo magnifichi, i quali
tutte le vive fontane di monte Morello ricevieno e su per
archi coÙmolta magnificenza di muraglia per ispazio di
circa a otto miglia l aqua alla città conducieno? Che di-
remo dello ismalto che ornava e puliva tutta la citade in
belleza e in mundizia? [18] Di tutte, conchiudendo, le
predette cosa ancora appariscono le reliquie; per che di-
re non si puote che dalli antichissimi e ricchissimi fatte
non fossono e fabricate ed edificate. [19] Io lascio stare
le cose particulari di che tutto giorno si vede l orrigine, e
sopra cciò non mi distendo; ma bene considero la po-
tenza di Toscana quanto ab antico fu inanzi che Roma
edificata fosse. [20] E come che molte cittadi potentissi-
me ci fossoro, delle quali di dodici è spressa nominanza,
che quale è disfatta e quale ènno ancora in piede, né tan-
ti edificii né ssí magnifichi in alcuna di quelle vi si vede,
né vestigie che mai vi fossono, eccetto che in Chiusi di
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Valdichiana apariscono ancora certe reliquie del labe-
rinto, di che ssi fa per antichi autori memoria. [21] Che,
dunche, diremo? Certo altro dire più verisimile si puote,
se non che Firenze essere stata principiata da ricchi e
magnifici uomini e di potenza grandissima in tesoro, in
persone e arme; e che questo sia stato cosí, vegnamo alle
pruove delli autori famosi piú che abbia la lingua latina,
e che vidoro ne loro dí tanta gloriosa città essere posta
ed edificata.
[22] Mostra Salustio, storico famosissimo, nel suo Ca-
tilinario come Silla dittatore puose coloni apresso di
Fiesole, e come Mallio, uno di quelli coloni, sollecitava
molti della contrada di Toscana, imperò che, disipato
ogni loro bene, disideravano novità. [23] Adunche chia-
ro essere dee come coloni romani, disfatto Fiesole per
la guerra sociale, per la quale guerra molte città disfatte
si furo, e sopravegnendo dipoi immediate le battaglie
cittadinesche a rRoma per Mario e per Silla, e ottenendo
Silla, puose colonie delli ottimi e fortissimi Romani ne
campi fesulani; [24] dove, sendo ricchissimi, fecioro i
mirabili edifici, ponendo la città gloriosa in sul lito d Ar-
no, intanto che per edificare e oltra modo facendo, pa-
rea loro beati divenire, e sí ancora gloriandosi per le
molte possessioni e grande aparato in conviti e famiglia
abondante; [25] intanto che, avendo dissipato le loro
sustanze, desideravano nuove prede, e a volelli salvare
convenia provocare Silla dallo inferno acciò ch un altra
volta ricchi li facesse. [26] Di costoro gran parte seguita-
rono Catillina sperando nelle nuove rapine; e che quan-
to detto io v ho buona e altentica pruova ne faccia, le-
ghisi la seconda orazione di M. Tullio Cicerone contro a
Catillina, nella quale, parlando a cavalieri romani, ra-
contando le generazioni delle genti che seguitavano Ca-
tillina e che comincia la terza generazione, raconta quasi
quanto di sopra detto ho, e molte altre condizioni. [27]
Il perché concludendo, si vede spresso Fiorenze essere
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da potenti, ricchi, ottimi e forti cittadini romani essere
stata fondata, murata e ornata di mirabili e magnifici
edeficii, e come che croniche altentiche non ci sieno; ma
per quanto detto ho per li due altori contemporani alla
edificazione e tanto famosi apresso a Latini, de parervi
questa pruova fermissima e chiara.
[28] Ora omai io credo che basti a avere sadisfatto a
quanto comandato m è stato; tanto dire voglio che pia-
cesse a dDio che l opere di Tito Livo, dove parlare di ciò
dee, non fossino in tutto perdute, e specialmente l ulti-
me deche, come mi credo; imperò che, vegendosi, si le-
gerebbe compiutamente ogni cosa. [29] E questo a vvoi
detto aver voglio in riprensione de Latini, che tante
opere piú tosto divine che umane abin lasciato mancare,
tutti quasi sendo dati al marcido ozio e alla impasta e
contagiosa avarizia, iscernendo, detraendo e beffando
ogni laudabile studio e virtude  . E così tacette.
[30] Udito quanto detto stato era, ciascheduno loda-
va il dire verisimile e aprovato, e beffando le molte truf-
fe e balure da alcuni cronichisti poco pratichi e indotti,
anzi ignorantissimi di queste cose, mostrando per le loro
opere non avere letteratura aúta né cognizione per con-
sequente d opere alentiche e notabili; il perché vennero
a ddire molte cose frivole e vane, formando suoi sogni
deridevoli e da largamente beffare. [31] Ma mentre che
di tal materia ragionavano, il maestro Biagio a dire co-
minciò in tal maniera:
 Reverendo maestro, a quanto detto avete certamen-
te è da fare fede per molte cagioni, ma singularmente
per l aultoritadi di sì famosi e tanto preclarii autori; il
perché molto bene contento rimaso ne sono. [32] Vero
è che vagezza arei d udire come questo nome Florentia
cominciò e venne, imperò che a mme pare tanto il nome
propio all effetto che grande maraviglia ne prendo: e
questo si è che di quante città io mai vedessi neuna ne
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giudico tanto amena e fiorente averne veduta, non che
questa avanzare  . E cosí il maestro Biagio detto, tacette.
[33] A ccui il maestro Luigi sanza intervallo rispuose:
 Maestro, io lascerò stare molte cose che si dicono
intorno a cciò, non parendomi dette da altentichi, né
eziandio parte di quelle verisimili da dotti mostrarsi; e sí [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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